La scienza perde un pezzo da novanta: Renato Dulbecco, figlio di Calabria

Strill.it ricorda la figura di un Calabrese di eccezione come Renato Dulbecco, scomparso oggi, attraverso il racconto del suo percorso di vita tratto da "Calabresi testadura" di Giusva Branca e Raffaele Mortelliti
Un Nobel di Calabria! Renato Dulbecco, premio Nobel per la medicina nel 1975, nasce a Catanzaro il 22 febbraio 1914, da madre calabrese, di origini tropeane, e padre ligure. A cinque anni si trasferisce con la famiglia in Liguria nella casa paterna di Porto Maurizio dove trascorre l’infanzia attorniato dall’affetto dei genitori,“I miei genitori versavano nel mio cervello di bambino un mucchio di cose nuove”, ricorda Dulbecco “un concime ricco che forse favoriva il proliferare di quelle cellule nervose che, a giudicare dalla dimensioni della testa, possedevo in grande quantità”.
Renato ha le idee chiare e completati gli studi superiori a sedici anni con brillanti risultati sceglie la facoltà di medicina all’Università di Torino. “La medicina mi attraeva: a parte il connotato romantico dello zio chirurgo, avevo constatato quanto fosse imperfetta e quanto ci fosse ancora da fare. Inoltre era un campo che mi incuriosiva più di altri, proprio perché ne sapevo poco”. Come tutti i ragazzi della sua età diventa avanguardista e indossa la camicia nera, anche se in famiglia il fascismo è appena tollerato. Renato cerca di coltivare le sue vere passioni: l’Enciclopedia dei Ragazzi che gli insegna a riconoscere le costellazioni e il sismografo gestito dall’amico farmacista, il signor Carlo, di cui diventa subito assistente-collaboratore. Torino, la città che accoglie nelle sue fabbriche e nelle sue università migliaia di meridionali apre le sue porte al promettente Renato le cui doti e propensione alla ricerca vengono notate dal professor Giuseppe Levi anatomo-biologo, che lo sceglie come interno al corso di Anatomia. Qui incontra l’altrettanto promettente Rita Levi Montalcini, che diventerà sua cara amica. Riservato e schivo, curioso e brillante, il futuro premio Nobel non rinnega mai le sue origini calabresi che diventano evidenti quando prende il sopravvento la testardaggine nel proseguire gli studi di ricerca. Sono proprio queste le qualità richieste dagli studi scientifici. È necessaria una grande tenacia insieme a una notevole creatività ed elasticità mentale. Renato si laurea a soli ventidue anni e inizia la professione medica, che continua anche durante il servizio militare in qualità di ufficiale dal 1936 al 1938. “I due anni di servizio, prima come allievo e poi come ufficiale di fanteria, furono lunghi”, anche se in questo periodo trova il tempo per pubblicare due ricerche. Finito il servizio militare sposa Giuseppina, conosciuta sulla spiaggia a Porto Maurizio. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale viene richiamato alle armi come ufficiale medico del novantesimo reggimento di fanteria di stanza a San Remo e inviato prima sul fronte francese e poi in Russia. Le atrocità della guerra lo segnano profondamente. Nonostante l’impegno al fronte riesce ad assistere alla nascita del figlio Piero nel 1941. Dopo mesi di stenti, rischia la vita nella campagna russa ed è rimandato in Italia. Dopo qualche giorno nasce la figlia Maria. Poco dopo si trasferisce con la famiglia nelle Langhe, dividendosi tra l’assistenza medica ai nuovi compaesani e l’Istituto di Anatomia patologica dell’Ospedale Le Molinette di Torino. "Dopo l‘armistizio dell’8 settembre cominciai ad avere per clienti dei giovani che non erano del paese. Li riconoscevo subito, perché erano un po’ goffi, forse un po’ imbarazzati e diffidenti. Erano partigiani, che accorrevano in quella zona boscosa dove potevano nascondersi facilmente. [...] Naturalmente li curavo gratis". Nel 1943 si lascia coinvolgere dagli ideali della Resistenza e si unisce alle unità partigiane antifasciste. Gli anni del dopoguerra segnano per Renato la ripresa degli studi. Nel 1946 ritorna a Torino all’istituto di Anatomia e diventa assistente del professor Levi, contemporaneamente si iscrive alla Facoltà di Fisica e conosce Salvador Edoardo Luria che gli offre la possibilità di fare ricerca per un anno nel suo laboratorio di Bloomington, nell’Indiana, USA. Renato coglie al volo l’occasione e nell’autunno del 1947 salpa per l’America diretto a New York sulla “Sobieski” la nave polacca su cui viaggia anche Rita Levi Montalcini diretta alla Washington University.  Nel piccolo laboratorio americano della University of Indiana Dulbecco si dedica a ricerche mirate ad individuare le trasformazioni indotte dalle radiazioni nel DNA dei batteriofagi. È competente e brillante tanto da attirare l'attenzione di Max Delbruck, che nel 1949 gli propone di svolgere attività di ricerca al California Institute of Technology noto come Caltech. È proprio Delbrück a chiedere a Dulbecco di dedicarsi a un nuovo studio sui virus, insieme al suo collega Seymour Benzer: "Accettai senza esitazione abbandonai i fagi, dirigendomi verso il mio nuovo obiettivo di trasformare lo studio dei virus umani in una scienza. [...] Decisi che per prima cosa dovevo visitare i laboratori dove si studiavano i virus che infettavano cellule animali ed umane e specialmente quelli in cui si utilizzavano colture di tessuti. Così organizzai un lungo viaggio in treno che per alcuni mesi mi portò in quasi tutte le maggiori città degli Stati Uniti. [...] Venni alla conclusione che la maggiore difficoltà in quegli studi era la mancanza di un metodo adeguato di saggio. [...] Così decisi di trasferire ai virus animali la tecnologia molto precisa delle placche usata per saggiare i fagi. [...] In breve tempo feci gli esperimenti necessari per dimostrare che il metodo era adatto per saggiare il virus". 
La ricerca si propone di applicare il cosiddetto "metodo delle placche", utile per misurare le quantità di virus presenti in un determinato tessuto animale, agli studi sul virus della poliomielite. Durante gli esperimenti Dulbecco e i suoi collaboratori riescono anche a isolare un mutante del virus. Entrambe queste importanti scoperte si sarebbero rivelate fondamentali per la preparazione del vaccino anti-poliomielite da parte di Albert Sabin. Nel 1958, Dulbecco comincia ad interessarsi alla ricerca oncologica, studiando virus animali che provocano forme di alterazione nelle cellule. Nel 1962, Dulbecco si sposta al Salk Institute di La Jolla, California, dove ha l’occasione di collaborare con il biologo molecolare statunitense David Baltimore. La sua vita privata è segnata dalla fine del matrimonio, conclusosi dopo ventidue anni con il divorzio. Dopo qualche tempo, la giovane ricercatrice scozzese Maureen Muir entra nella vita di Dulbecco e la loro storia d’amore si conclude con il matrimonio. Nel 1964 vince il prestigioso Premio Lasker, il più ambito riconoscimento americano per le scienze mediche e biologiche. Nel 1972 le sue ricerche sulle forme di cancro dell’uomo indotte da virus lo spingono a trasferirsi all'Imperial Cancer Research Fund Laboratories di Londra. Ritorna, poi, negli USA e, successivamente, in Italia.Nel 1975 riceve l’onorificenza più alta. Gli viene conferito il premio Nobel per la fisiologia e la medicina, insieme a Baltimore e al virologo Howard M. Temin, per le sue ricerche sulle interazioni tra virus e cellule animali e sul ruolo dei virus oncogeni. Dulbecco approfitta della grande visibilità offerta dalla cerimonia di premiazione per prendere una posizione molto netta contro il fumo “ ero in contatto col gruppo di Richard Peto che aveva dimostrato che il tabacco produce il cancro al polmone. Avevano cercato di indurmi a lavorare con loro e quando ho preso il premio Nobel sono venuti a dirmi che era un’occasione da non perdere. io mi sono entusiasmato e ho fatto quella dichiarazione”. Dopo un lungo periodo trascorso in Inghilterra, in cui continua le ricerche sul cancro, Dulbecco ritorna in California (1977), al Salk Institute, che continua a presiedere. Nonostante lavori all’estero si riavvicina molto all'Italia. Nel 1986 propone il monumentale e ambizioso "Progetto Genoma", che ha lo scopo di determinare la sequenza del genoma umano, individuare cioè i tre miliardi di elementi che costituiscono il patrimonio genetico dell'uomo. Il progetto viene affidato a una organizzazione mondiale di cui fanno parte molti Paesi. L'Italia è fra i primi ad essere coinvolta e il Consiglio Nazionale delle Ricerche affida proprio a Dulbecco il compito di coordinare il team di ricerca. I ricercatori italiani completano la mappa di una delle parti più importanti del cromosoma X, responsabile dello sviluppo sessuale e di numerose malattie ereditarie. Nel 1993, Renato Dulbecco rientra in Italia con incarichi prestigiosi: lavora presso l'Istituto di Tecnologie Biomediche del CNR di Milano, guida la Commissione Oncologica Nazionale e ricopre l'incarico di presidente emerito del Salk Institute. Continuano i riconoscimenti internazionali come la laurea Honoris causa in Scienze dall’Università di Yale. Renato Dulbecco è inoltre, membro di diversi organismi scientifici di rilevanza internazionala: la Royal Society britannica, la National Academy of Sciences statunitense, l'Accademia dei Lincei, e l’International Physicians for the Prevention of Nuclear War. Oltre a molti scritti, Dulbecco raccoglie la sua esperienza di ricerca medica e di vita in due libri:” II progetto della vita” e un'autobiografìa, “Scienza, vita e avventura”. Renato Dulbecco è l'interprete ideale del passaggio di mano tra il vecchio e il nuovo modo di concepire la ricerca scientifica.
Per anni ha svolto la sua attività con riservatezza dentro i laboratori ed ha presentato i risultati nell’ambito di convegni scientifici. Poi ha assistito e partecipato alla svolta che ha fatto sì che la scienza si aprisse al cosmopolitismo e alla solidarietà fra scienziati, ma anche agli investimenti e ai forti interessi economici. Dulbecco ne è consapevole e, pur sottolineando con una punta di profonda nostalgia il tramonto di un certo modo di fare scienza, guarda al futuro con rinnovato vigore. Nella personalità di Dulbecco, l’entusiasmo e la vivacità intellettuale convivono perfettamente con il carattere schivo e la notevole caratura scientifica. Il grande pubblico ha potuto apprezzare il sense of humour del padre della virologia moderna nel corso del Festival di Sanremo 1999, quando Renato Dulbecco ha coadiuvato nella conduzione il presentatore Fabio Fazio e la top model Laetizia Casta. uno spirito ancora fresco, capace di spostarsi dai laboratori alle luci della ribalta con la curiosità e la tenacia del grande uomo di scienza.

Nessun commento

PROGRAMMAZIONE DIDATTICA A.A. 2018-2019

PROGRAMMAZIONE DIDATTICA A.A. 2018-2019 In nome e per conto del Direttore del Dipartimento Prof. Geremia Romano si allega la programmazione...