E' reato pronunciare la frase " non hai le palle " - CASSAZIONE -
Una sentenza della Suprema Corte ha condannato un giudice di pace di Brindisi a risarcire un avvocato per averlo apostrofato con la frase incriminata. "Insinua debolezza di carattere e di determinazione, oltre a significare mancanza di virilità ", si legge nella sentenza
L'imputato era stato accusato di ingiuria ai danni di un avvocato, per avergli rivolto la frase incriminata. Inizialmente il giudice di merito del tribunale di Taranto, dove era avvenuta la disputa, considerando il fatto che l'imputato e la parte offesa sono cugini, aveva minimizzato l'accaduto dicendo che si trattava soltanto di una "contesa familiare". Ma la parte lesa non la pensava allo stesso modo ed è voluta andare fine in fondo. Non si è accontentata del verdetto del tribunale potentino e si è rivolta alla Cassazione che ha accolto il ricorso, annullando la pronuncia del giudice del capoluogo della Basilicata.
La Suprema Corte ha deciso, infatti, che nonostante l'evoluzione del linguaggio verso la "volgarizzazione delle modalità espressive", chi pronuncia queste parole commette il reato di ingiuria perché mette in dubbio non tanto la virilità dell'avversario quanto la sua determinazione e coerenza, "virtù che a torto o a ragione continuano a essere individuate come connotative del genere maschile".
"A parte la volgarità dei termini utilizzati - si legge, infatti, nella pronuncia - l'espressione ha una evidente e obiettiva valenza ingiuriosa, atteso che con essa si vuole insinuare non solo e non tanto la mancanza di virilità del destinatario, ma la sua debolezza di carattere, la mancanza di determinazione, di competenza e di coerenza, virtù che, a torto o a ragione, continuano ad essere individuate come connotative del genere maschile"
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