La Camera approva il reato di omicidio stradale . Ora si va al Senato

L'aula della Camera (con 276 favorevoli e 20 contrari) ha approvato il DDL sul nuovo reato di omicidio stradale e lesioni personali stradali. Ora la palla passa al Senato ma alla Camera è stato fatto un importante lavoro in sinergia con il relatore del Senato Giuseppe Cucca e i tempi, quindi, saranno brevi: "Entro l'anno - conferma Riccardo Nencini, Vice Ministro Infrastrutture e Trasporti - sarà legge. Un impegno preso, un impegno mantenuto". 

LA SCHEDA, novità punto per punto

Perfino le modifiche al testo sono state fatte in accordo Camera-Senato affinché a breve il ddl sull'omicidio stradale possa diventare legge. L'approvazione arriva dopo un piccolo braccio di ferro fra Asaps-Associazione Lorenzo Guarnieri ed altri promotori di questo DDL - lunedì scorso in Sit In a Montecitorio - che ha portato ad importanti modifiche.  "Abbiamo accolto le loro richieste - ci ha spiegato Alessia Morani, vicecapogruppo del Pd a Montecitorio e relatrice del ddl sull'omicidio stradale - e altri emendamenti del Pd che hanno portato l'aumento del minimo delle pena riguardo a violazioni gravi del Codice della strada". In particolare l'obbligo di arresto in flagranza per i pirati della strada che uccidono al volante varrà solo per i casi più gravi, ossia quando il guidatore sarà trovato in stato di ebrezza con un tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi per litro o sotto l'effetto di droghe. In questi casi è previsto l'arresto da 8 a 12 anni: la modifica è arrivata durante le votazioni in aula sulla proposta di legge sull'omidicio stradale, con l'approvazione di un nuovo emendamento all'articolo 5 messo a punto dalle commissioni giustizia e trasporti.

Nella versione precedente l'obbligo di arresto in flagranza scattava sempre per il reato l'omicidio stradale ed era facoltativo per le lesioni personali stradali. Ora sarà a discrezione delle autorità anche per i casi meno gravi che provocano vittime in caso di incidenti stradali.

"Il dibattito - ci ha spiegato Alessia Morani - ritengo sia stato rapido e fruttuoso: il provvedimento ne esce migliorato. Si tratta di una legge che prevede l'introduzione di un nuovo reato e sancisce così la certezza della pena. E' una legge che rende giustizia a tutte le famiglie delle vittime della strada e che sostiene il difficile lavoro di quanti operano nella sicurezza stradale.
L'obiettivo -  conclude Morani - è salvare vite. E, sì, vogliamo che il tempo dell'impunità sia finito, ma non per vendetta, né per un maldestro tentativo di applicare una qualche forma di populismo penale. Vogliamo una legge sull'omicidio stradale che rappresenti un nuovo corso sul fronte della sicurezza a tutela di chiunque si metta al volante, perché non vogliamo più che le vittime della strada restino abbandonate dallo Stato lì dove hanno finito la loro vita, sull'asfalto".

"A fronte del dimezzamento dei morti sulle strade italiane - ha commentato Nencini  - sta crescendo il numero dei morti provocati da chi guida sotto l'effetto di alcool e di stupefacenti. Si calcola una percentuale di oltre il 25% per cento. E' la ragione che ci ha indotto a rendere le norme piu' gravi e piu' giuste. La Camera Ha reso obbligatorio l'arresto in tutti i casi gravi di omicidio stradale, ha ripristinato la fattispecie semaforo rosso, contromano, inversione di marcia, inasprito la pena per chi viaggia senza patente e senza assicurazione, allungato i tempi di ritiro della patente, ridotto la discrezionalità del giudice e inasprito la pena per chi fugge".

Il Movimento 5 Stelle in realtà si è astenuto dal voto finale del provvedimento, giudicando le norme non sufficienti ma comunque un primo passo. Positiva invece la  valutazione di Michele Meta, presidente della commissione trasporti della camera: "Il via libera di Montecitorio alla legge sull'omicidio stradale - spiega   è una risposta dovuta alle famiglie delle vittime e alle associazioni che lavorano sul campo e una dimostrazione che il cantiere della sicurezza stradale si è aperto davvero. Ma sappiamo bene che l'introduzione di un nuovo reato non basta, da sola, a risolvere il problema: continueremo quindi con forza a potenziare il fronte della prevenzione, e lo faremo già in un prossimo provvedimento".

"Non si tratta di un rigurgito di giustizialismo - prosegue il parlamentare pd - ma di un bisogno reale di certezza della pena: la nuova legge, da questo punto di vista, saprà essere efficace. D'altra parte, però, dal testo è rimasto fuori, anche per ragioni di tempistica, un intervento più organico in materia di prevenzione, che merita una discussione a parte: le esperienze degli altri paesi europei ci insegnano che il numero di vittime della strada e quello di controlli sono inversamente proporzionali, e che le risorse destinate a questo scopo non sono una spesa ma un investimento. Già nelle prossime settimane, dunque, contiamo di riaprire il dibattito in commissione trasporti su un provvedimento, di cui sono primo firmatario, che porterà l'italia in prima fila anche su questo fronte: una percentuale delle risorse incassate dal ministero dell'economia attraverso le multe comminate agli automobilisti dovrà essere destinata a finanziare l'aumento del numero di controlli, e dunque di pattuglie, sulla strada".

Grande la soddisfazione di chi si è battuto a lungo - quattro anni - con raccolta delle firme e mille altri iniziative per questo obiettivo. Ossia le associazioni Lorenzo Guarnieri e Gabriele Borgogni di Firenze  e l’ASAPS: "Legge fortemente voluta - spiegano i sostenitori - da quanti hanno pagato un prezzo durissimo con la perdita dei loro cari, rimasta di fatto impunita in questo Paese, in una sorta di amnistia permanente nel tempo e nello spazio per i più gravi reati della strada come l’omicidio o l’omissione di soccorso. Forte e puntigliosa anche la pressione,  infarcita di dati fino alla noia, di associazioni come ASAPS  che da decenni si battono per la sicurezza stradale".

"Ricordiamo ancora con amarezza - sottolinenano però le associazioni - le posizioni ondivaghe dei ministri della Giustizia e dell’Interno dell’epoca. Oggi molte cose sono cambiate ad iniziare proprio dalla netta presa di posizione del presidente Matteo Renzi e del Governo. Oggi il Parlamento ha sancito che il l’Omicidio sulla strada non è un omicidio di serie C, comprimario sulla scena della Giustizia. Non entriamo nei dettagli della norma che in larga misura raccoglie le proposte iniziali di noi proponenti. Non temano le frange “buoniste” del Parlamento o dei cittadini. La legge non farà riempire le galere di “Pirati della strada”, ma sarà il suggello che sulla strada la “licenza di uccidere” senza pagare di fatto alcun conto è abrogata. Pensiamo che la parte più importante della legge sia quella - figlia della nostra proposta di Ergastolo della patente - che prevede la revoca della licenza di guida per periodi che vanno da 15 a 30 anni. Deve essere chiaro che la vettura se condotta in condizioni di rischio accettato può essere un’arma anche micidiale".

Plauso anche dall'Ania: "Abbiamo auspicato per anni l’introduzione di una fattispecie normativa che regolasse l’omicidio stradale e, con l’approvazione odierna della Camera dei Deputati, siamo vicini a questo traguardo. Si tratta di una conquista civile per il nostro Paese" ha spiegato Umberto Guidoni, Segretario Generale della Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale, che negli anni ha seguito da vicino e in prima linea l’iter della legge per l’omicidio stradale.
"Si tratta di un provvedimento fortemente auspicato dalla maggioranza degli italiani - spiega Guidoni - già nel 2011, attraverso un’indagine demoscopica realizzata in collaborazione con l’Ispo, rilevammo che l’84% degli italiani era favorevole all’introduzione del reato di omicidio stradale".

Ma era necessaria questa legge? Oggi ci sono in Italia 3.385  morti l’anno (dati Istat 2013) quasi 10 al giorno,  siamo ancora in assoluto il Paese d’Europa col maggior numero di vittime sulle strade. Anche il numero dei morti per milione di abitanti,  media UE 51,4,  ci vede ancora al 14° posto con 56,2 vittime. E l'omicidio stradale aiuterà a combattere questa piaga perché nella pirateria stradale i casi di recidiva sono altissimi. Non si tratta insomma di vendetta ma solo di prevenzione.

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