Avvocati sempre più poveri. Conviene ancora fare l’avvocato? No, secondo i dati.

Oggi i professionisti, avvocati in primis, non hanno più i redditi di un tempo. Vittime della crisi e di un mercato sempre più saturo, i legali di oggi guadagnano poco. Diamo un’occhiata alla lista delle professioni più povere(rispetto al passato).
In Italia sono migliaia gli aspiranti avvocati che a dicembre hanno partecipato al concorso per accedere alla professione e ad oggi si trovano in attesa dei risultati della prova scritta. Superare l’esame di Stato e diventare avvocato nel 2016 potrebbe anche non essere una grande conquista. Almeno non dal punto di vista economico.
Stando al Rapporto sulla Previdenza privata, l’anno scorso circa 8mila avvocati hanno deciso di abbandonare la professione di avvocato, cancellandosi dall’albo. Il motivo? Non riuscivano a pagare i contributi minimi richiesti dalla Cassa Forense per l’iscrizione all’Ordine. Gli avvocati regolarmente iscritti all’albo pagano all’anno, infatti, 850€ (70€ al mese). Non certo una cifra proibitiva per un professionista, ma per molti è una somma troppo alta considerando il basso stipendio e le altre spese legate all’esercizio della professione.

Poveri avvocati. Infatti i professionisti del foro non guadagnano più come un tempo: i redditi di una volta sono un miraggio e i più penalizzati sono i giovani e i meridionali. 
Conviene ancora diventare avvocato? Tanti anni di studi su codici e manuali, corsi e pratica ripagheranno gli aspiranti avvocati dei sacrifici fatti? A quanto pare no, ma non sono soli.
La crisi colpisce anche altri professionisti: ingegneri, architetti, psicologi e addirittura i notai, da sempre considerati i Paperoni del mondo del lavoro, possono dire addio ai redditi di una volta.
Vediamo chi sono i professionisti che, nonostante una o più lauree, guadagnano di meno rispetto a un tempo.

Avvocati sempre più poveri, quanto guadagnano?

Secondo il rapporto della Cassa forense con i dati relativi al 2015, i redditi professionali degli avvocati fino ai 45 anni di età sono sotto i 30mila euro annui: 14mila euro in meno rispetto al 2007. Circa il 27% (parliamo di 57mila legali) ha dichiarato un reddito tra 1 e 10.600€, mentre il volume d’affare medio ai fini IVA è di 8mila euro per 70mila avvocati.
I più poveri sono gli under 30, che guadagnano meno di 10mila euro l’anno. Ma salendo come fascia d’età, le cose non cambiano molto in quanto bisogna arrivare ai 40enni per avere una media di quasi 30mila euro l’anno di reddito.
La categoria degli avvocati non vanta più redditi invidiabili giù da un po’, ma nonostante questo il numero dei giovani che si iscrivono alle facoltà di Legge in Italia resta alto (più di 200mila).
L’8,1% di avvocati dichiara un reddito pari a zero euro: in poche parole, lavora gratis o non lavora. Il quadro della situazione fa emergere anche delle differenze per quanto riguarda la distribuzione per regione. Dai dati emerge, infatti, che ladifferenza tra Nord e Sud è di oltre 30mila euro. Si va dai 55mila euro del Nord, ai 41.500 del Centro fino a 22mila euro dichiarati in media al Sud e nelle Isole.

I professionisti con i redditi più colpiti

Ma gli avvocati non sono gli unici a subire le difficoltà economiche. La crisi ha infatti colpito tutto il mondo delle professioni.
Secondo l’Adepp, l’associazione che riunisce le casse pensionistiche dei professionisti italiani, in media i professionisti italiani hanno mantenuto a fatica il loro reddito del passato, arrivando anche a perderne una buona parte.
professionisti che hanno risentito di più della crisi e dell’inflazione sono:
  • Avvocati
  • Commercialisti
  • Ragionieri
  • Biologi
  • Giornalisti
  • Consulenti del lavoro
  • Architetti
  • Ingegneri
Gli unici a salvarsi sono stati i medici, i farmacisti, gli infermieri e i veterinari, il cui reddito è anzi cresciuto del 7%.
E mentre il reddito dei professionisti cala a picco, le casse previdenziali registrano un sempre maggiore numero di iscritti, anche quelle delle categorie meno a rischio.
Ma dobbiamo considerare altri elementi che riguardano tutte le categorie professionali e che contribuiscono a definire un quadro piuttosto allarmante.
La disoccupazione e al 30%; una professionista donna guadagna la metà di un collega uomo; il reddito d’ingresso si aggira intorno agli 800€ e arriva a soli 1500€ dopo ben 5 anni di professione; più della metà degli studi professionali in Italia èindebitato con banche, istituzioni finanziarie o fornitori; i tempi per i pagamenti delle parcelle sono infiniti (172 giorni nel caso dei privati, e 217 nel caso dei cliente pubblico).

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